Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

giovedì 14 giugno 2012

Intervista FURIO CHIRICO (ARTI & MESTIERI)

INTERVISTA A FURIO CHIRICO, lo storico leader degli ARTI & MESTIERIdi Giancarlo Bolther col contributo di Michele Maestrini e Massimo Salari





 Innanzi tutto voglio farti i complimenti per essere stato indicato dalla rivista americana specializzata in batteria Drumhead fra i migliori batteristi mondiali, come si arriva ad un simile risultato?Grazie, la vita riserva sempre delle sorprese, a volte negative ed altre positive, dopo essere stato invitato al "Modern Drummer Festival" (l'oscar dei batteristi) nel 2002 pensavo di aver raggiunto il massimo ed invece è arrivata questa nuova emozione. Come ci sono arrivato? Attraverso due importanti motivi: primo l'importanza di rimettersi sempre in gioco, sia dal punto di vista tecnico che da quello progettuale, e secondo un buon lavoro manageriale (Amy Ida di Sfera Entertanment) di cui oggi posso disporre, purtroppo non fu così nel 2002, quando non avendo un manager non potei sfruttare bene l'opportunita' del "mdf".
Ti aspettavi questo riconoscimento? Che emozioni hai provato?No non me lo aspettavo, anche perché vivendo maggiormente in Italia è difficile essere notati, ma a molto sono serviti MySpace e You Tube e la band storica del prog italiano Arti & Mestieri. Le emozioni sono state forti ed estremamente appaganti.
Una parte della critica in passato ha storto il naso davanti al tuo stile molto personale e quasi “invadente” di batterista, questa recente affermazione la consideri come una rivincita personale?Devo dire che mi sono sempre occupato poco della critica, con cui riesco a dialogare bene solo quando avvengono incontri costanti e che partono dal presupposto dell'analisi attenta e documentata del progetto in questione e del contenuto artistico. Sull'invadenza dei musicisti si è sempre detto molto, penso a Elvin Jones, Billy Cobham e molti altri, spesso senza asoltare bene prima di sentenziare, ma comunque nessuno è perfetto. In fondo però quello che conta è il mio rapporto con le emozioni e con il pubblico, che sono sempre state molto intense e sincere. Non mi interessa vincere una gara di velocità con nessuno, tanto meno con chi si proccupa e si fa' influenzare dalle mie canottiere piu' che dal mio drumming.
Pensi che questo riconoscimento possa aprire qualche porta internazionale per gli artisti italiani, che storicamente non sono mai stati sufficientemente considerati?Io spero di si, ma il problema è complesso e spesso non è colpa dei paesi stranieri, ma degli stessi artisti italiani che hanno poca dimestichezza con le lingue e faticano a vivere fuori dall'Italia, sono però molto fiducioso delle nuove generazioni che sono più intraprendenti e preparate ad affrontare le "sfide". Mi preoccupa anche certa stampa che fa fatica a sostenere gli artisti italiani, che invece hanno una certa importanza e successo all'estero, ad esempio spesso sento e vedo critiche ad Andrea Bocelli e lodi a Vasco Rossi, ed è ridicolo, non dal punto di vista artistico ma dal punto di vista mediatico, uno è un fenomeno mondiale e l'altro è un fenomeno nostrano, un altro esempio, dopo la mia performance al Moderm Drummer, unico musicista italiano che sia mai stato invitato a questa manifestazione, importanti batteristi mondiali ed i miei stessi sponsor dopo un po' di tempo mi chiesero in quanti articoli e copertine di giornali specializzati io ero stato messo in Italia, non vi dico l'incredulità quando dissi che tutto si limitò a due miseri reportage dell'accaduto ed un seminario.
Quali sono i dischi e i batteristi che ti hanno influenzato maggiormente?E' difficile rispondere a questa domanda per due motivi, primo perché mi hanno ipirato di più i pianisti, Keith Jarret innanzitutto, poi perché difficilmente mi sono messo ad analizzare il lavoro di un batterista se non a livello didattico. Comunque sono moltissimi i batteristi che mi danno emozioni, in qualsiasi genere musicale.
Che tipo di studi hai fatto nel tuo percorso musicale e quanto tempo impegni al giorno d’oggi per lo studio dello strumento? Come è cambiato nel tempo il tuo approccio con la batteria, in cosa ti senti migliorato e cosa credi che sia rimasto invariato.Non si finisce mai di studiare ed ancora oggi cerco di aprire un'altra strada, mi dedico alla batteria un paio di ore al giorno sia per il "fondo" che per analizzare nuove tecniche ed espressioni, il mio approccio non è cambiato nel tempo e c'é ancora margine per migliorare.
Oggi il livello batteristico sembra quasi arrivato all’esasperazione, alcuni batteristi preferiscono gareggiare con il metronomo invece di concentrarsi sull’aspetto melodico musicale. Cosa ne pensi?È businnes, di artistico non c'è niente, però è divertente, rimane da sempre il dilemma del rapporto tra tecnica, anche estrema e musicalità e ispirazione, le nuove generazioni dovranno risolversi un bel problema e scegliersi una strada, per quanto mi riguarda non faccio mai niente che non mi dia emozioni, quello è l'unico modo che concepisco, sia che applichi delle tecniche semplici oppure molto complesse.
Quanto conta per te l’aspetto didattico del tuo lavoro e qual è, a tuo avviso, il consiglio migliore che ti senti di dare ad un batterista?Conta al 50 per cento, ma è naturale per poter parlare e dialogare su terreni complessi, ma anche sentiti ed intensi, è necessario avere padronanza del vocabolario, anche quello musicale, certo si può essere buoni artisti anche rimanendo naif, se si è sufficientemene geniali, tutti gli altri devono lavorare duramente, questo è anche il mio consiglio.
Col tuo look hai sempre espresso una grande fisicità, è stata una scelta naturale o voluta?Da bambino ero affascinato da Ercole e Maciste ed ero appasionato di nuoto, per cui la prestanza fisica e la preparazione atletica per me erano e sono importanti e con il passare degli anni sono diventati un modo per mantenersi in forma e continuare, finché è possibile, ad eseguire performance musicali impegnative, il resto è spettacolo.
Qualche anno fa hai inciso un disco veramente bello in memoria di tuo figlio, un atto d’amore non scontato, come vivi oggi questa “perdita”?Ti ringrazio, insieme a te, anche gli altri giornalisti che hanno recensito od ascoltato il cd Father to Son, hanno detto le stesse cose. Non è stato facile superare quel momento, devo dire che amici, musicisti ed allievi sono stati molto importanti e la musica soprattutto è stata fondamentale.
Negli anni settanta, specialmente in ambito progressive, il livello tecnico delle esecuzioni era sempre molto elevato. Oggi esistono migliaia di metodi di batteria, ma all’epoca le cose funzionavano diversamente. Quanto erano preparati tecnicamente i batteristi di quegli anni , ad esempio un Phil Collins o un Franz Di Cioccio, in rapporto alla creatività e alla fantasia che esprimevano?Sono anni irripetibili e non è retorica, tutto era mixato: arte, problematiche socio/filosofiche, politica, scienza ecc.. gli artisti autenticamente sensibili non potevano che essere dei creativi, Phil Colins ne è un esempio, pur non avendo approfondito tecniche complesse, riusciva costruire groove e fill sempre originali e molto interessanti, oggi c'è un numero maggiore di batteristi preparati ed anche interessanti, però è difficile trovare dei momenti così esaltanti, forse come mi diceva ultimamente mio figlio, la vostra è stata l'ultima generazione del "costruire" delle frontiere da scoprire, con la mia invece è iniziata la generazione del "salvare" salvare i fiumi, l'aria il pianeta ecc…
Il Prog è un genere che nel suo termine raccoglie molte influenze, voi con “Murales” dove vi sentite collocati.Murales è un cd molto bello, non ricordo in quel'anno un prodotto migliore, le composizioni sono ispirate e belle, le ritmiche sono dosate e comunque ricercate, l'unico appunto che ci fecero, fu di non ritrovare la stessa spinta ritmica di Tilt e di Giro di Valzer per Domani, ma fu solo un momento gli Arti non sono mai cambiati, i temi sono li a testimoniarlo.
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“Tilt” è stato un album fondamentale, che ha fatto storia nel Prog italiano, secondo te “Murales” negli anni potrà avere la stessa forza innovativa, oppure oggi i tempi sono così cambiati che è più difficile tracciare delle linee per gli altri artisti?Tilt è storia; Murales è bella musica (il che comunque di questi tempi non è facile creare).

Gli Arti & Mestieri hanno dimostrato una grande longevità, come credete si sia evoluto il vostro sound?Gli anni che passano, se sono ben investiti, fanno crescere e non solo di età, naturalmente le nuove esperienze musicali e di vita in genere, hanno influenzato la maggior parte degli elementi degli a&m ed il sound ne ha naturalmente risentito, il giudizio lo lasciamo al pubblico.
La vostra line up nel tempo è mutata fra defezioni e ritorni, ce n’è una alla quale sei rimasto più legato e perché? Sei ancora in contatto con Gigi Venegoni?Era naturale che ciò avvenisse, sette elementi originali sarebbe stato difficile per chiunque tenerli insieme per 35 anni, ma siamo sempre rimasti in contatto ed in un modo o nell'altro abbiamo collaborato in progetti musicali. Ogni variazione di formazione mi ha visto sempre presente. Con alcuni elementi la collaborazione è stata ed è più intensa e continua. Con Venegoni praticamente la collaborazione non è mai cessata, specialmente dal punto di vista discografico, sia nei mie progetti solisti, che con gli Arti & Mestieri.
Che ricordi hai dei mitici Trip in cui militavi, hai qualche aneddoto al riguardo da raccontarci?Eccezionali, era il periodo più bello del prog, erano le prime band dei primi anni '70 e poi essere in una band italo inglese come i trip, era il massimo, l'Inghilterra e l'Italia erano l'avanguardia musicale, in Italia si affermavano anche i cantautori insieme al prog, mi ricordo che con i Trip abbiamo tenuto a battesimo Bennato con la sua armonica e tamburello, 'apri' un nostro concerto al teatro Uomo di Milano i Trip sono una di quelle band che se tornassero in pista troverebbero molti spazzi nazionali ed internazionali pronti ad accoglierli.
Gli anni ’70 sono stati quelli della contestazione per cui bisognava essere “impegnati” per essere riconosciuti e dei concerti gratis con relativo scavalcamento o sfondamento di cancelli. Che ricordi hai del periodo, come li hai vissuti?Sai io ho vissuto tutta la rivoluzione culturale di quegli anni, che inizio prima del '68, nel '66 a Torino ci fu una delle prime marce della pace europee e come tutte le "rivoluzioni" portano con se valori reali ed importanti ed anche un sacco di stronzi ed opportunisti, senza contare gli infiltrati che sono sempre serviti ad far fallire qualsiasi movimento di cambiamento, i concerti gratis ne furono un esempio, magari un po' "infantile". C'era di peggio sull'essere impegnato, io ho un idea molto personale, qualsiasi cosa io faccia, deve darmi delle sensazioni per cui ne valga la pena di viverla, sia che si tratti di cosa semplice o complessa, nel caso di quegli anni, si arrivava da un periodo di cretinismo totale, quindi era normale ricercare emozioni più forti, sia intellettualmente che politicamente, ma soprattutto filosoficamente, per dirla semplice, perché continuare dire e fare delle stronzate giornaliere, seguire il carro dei buoi e basta.
Oggi non si scavalcano cancelli, ma si scarica la musica gratis, secondo te cosa è peggio? C’è rimedio?La situazione è piuttosto complicata, da che mondo è mondo non c'é niente che può fermare un meccanismo innestato, bisognava pensarci prima e dare delle alternative, ora sta agli operatori del settore trovare nuove idee e soluzioni, reprimere non servirebbe a niente. Una delle soluzioni può essere il recupero sistematico ed organizzato del live, con vendita diretta di tutti i prodotti collegati alla band, il problema è come arrivarci attraverso ogni tipologia di prodotto, da quelli più cult con numeri di utenza bassi, ma costanti, a grandi stars, il meccanismo è lo stesso, si può e si deve essere coscienti del prodotto che si vuol produrre e dal suo potenziale, voglio dire che se si sta trattando un prodotto di Rock Alternativo o Free Jazz o Musica Sperimentale, è certo che parliamo di generi importanti, ma con numeri di utenza limitati, quindi il guadagno sarà inferiore a quello della gestione della pop music, è necessario quindi fare tutti un passo indietro e ricostruire il bacino di utenza di ogni genere musicale e qui anticipo un discorso che spiego meglio più avanti e che riguarda l'organizzazione, il management, ecc….
Il mercato Giapponese è sempre stato uno dei più attenti nei confronti del Rock progressivo italiano, è stato anche nei vostri confronti?Certamente, oltre alle storiche bands inglesi, gli A&M la PFM, New Tolls, ecc... sono le bands più seguite, apprezzate e "sold out" in Giappone.
Secondo te perché molti gruppi italiani, soprattutto quelli storici compreso gli Arti & Mestieri, hanno un seguito maggiore all’estero che in Italia?Perché in Italia manca totalmente la capacità di gestire qualsiasi operazione anche dal punto di vista commerciale, manca il team:
band - produttore - casa discografica - distribuzione - manager - agenzia - ufficio stampa - promotore - sponsor dell'evento o concerto
qualsiasi sia il genere e l'impotanza dell'evento questo insieme di competenze, fanno si che un progetto vada in porto, sia che sia rivolto ad un pubblico di 200 persone od a uno di 50.000, ogni genere musicale ha un suo potenziale pubblico, è necessario però che nessun tassello manchi, purtroppo in Italia non avviene più, negli anni '70 tutto funzionava, perché cerano moltissime aggregazioni culturali e non, che organizzavano concerti, università, festival, movimenti, questo oggi non c'è più ed il privato non funziona, all'estero il privato funziona sia che si tratti di musica complessa o commerciale ed è per questo che alcuni gruppi che hanno come caratteristiche sonorità internazionali come A&M, PFM, ecc.. trovano più spazio all'estero, anche in Italia ci sarebbe il pubblico, ma va riorganizzato ed informato porta a porta.
Ricordi un errore che avresti potuto evitare o di cui ti sei pentito nella tua carriera?
Non in modo particolare.

Quali sono i tuoi progetti futuri personali e degli Arti & Mestieri?Quì purtroppo ti devo fare un elenco, tante sono le mie attività e progetti musicali, partiamo da quelli personali.
Il primo progetto "La Sfera di Stravos" un lavoro musicale e teatrale tratto dal mio ultimo cd Father to Son, il testo teatrale è di Giuseppe Bovello, già autore "Nous Serons" ultimo brano del cd, con me sul palco in veste di attore, mimo e cantante Iano Nicolò, voce degli A&M, saranno eseguite tutte le musiche del cd in minus one con me alla batteria, un grande schermo proietterà un percorso immaginario, metafora del senso del vivere e delle sue problematiche, detto cosi potrebbe sembrare un "mattone", in realtà le musiche e la recitazione di Iano, (un giullare colto, ma sarcastico e pazzo) rendono il tutto molto veloce ed accattivante, sarà pronto per il prossimo autunno.
Il secondo progetto, l'uscita del cd "Speculare" dei "Chirico Camarca Project", con Giulio Camarca alla chitarra e Massimo Camarca al basso. Una band latin jazz e funk, altri generi musicali a qui sono affezionato, è un cd veramente bello con delle belle composizioni, che cercheremo di presentare dal vivo molto presto.
C'è un terzo progetto personale ed è la creazione di un trio di Power Jazz Rock, che si chiamerà Furio Chirico & Friends e si ipirerà a Restless, il brano di apertura de cd Father to Son ma è ancora presto.
Ed adesso due progetti dedicati agli Arti & Mestieri.
Il primo "The Original Colors, Arti e Mestieri jazz rock version" che vede protagonisti un quartetto con tre degli A&M originali, Chirico, Crovella, Venegioni e come ospite Roberto Puggioni al basso, il progetto intende riproporre i brani storici più jazz rock della band, con arrangiamenti molto vicini all'intenzione originaria, quando temi ed improvvisazione avevano un sound molto particolare, sono molto curioso di vedere la reazione degli ascoltatori.
Ed il progetto più ambizioso, "Piramidi" il nuovo album concept degli Arti & Mestieri, un album molto prog, dove i brani cantati e quelli strumentali, hanno pari dignità compositiva, con testi di Marco Zatterin, importante giornalista de "La Stampa" e apprezzato scrittore, i testi sono ispirati al suo libro, "Il Gigante del Nilo", dedicato al grande Belzoni, artista e archeologo (tutto italiano) che scoprì tombe e reperti fondamentali in Egitto e non solo, una vera storia sull'archeologia "avventurosa". Un lavoro impegnativo, ma abbiamo la certezza che sarà un diverso "Tilt", ma con uguale importanza artistica.

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Saluto e ringrazio Furio, che con grande disponibilità e pazienza ci ha concesso questa interessantissima intervista "fiume", che ha toccato tantissimi temi importanti.

Visti i tanti progetti in cantiere di Furio, l'augurio è di risentirci presto per parlare degli sviluppi e per raccontarci come è andata, con l'augurio che tutto vada sempre nel migliore dei modi.


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